Questioni bibliche

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CHI HA CANONIZZATO 

IL NUOVO TESTAMENTO?

Quando diciamo che la Bibbia è stata ispirata dallo Spirito Santo, parliamo per fede; tuttavia, l'esperienza spirituale non è mai slegata dal ragionamento logico. L'ispirazione delle Scritture non è un fatto mistico, ma una constatazione che deriva dalla disamina di una serie di fattori.

Per l'Antico Testamento, il problema della canonicità dei 39 libri è stato risolto da Gesù, che, nei Vangeli, ha confermato la lista dei libri che i Giudei suoi contemporanei osservavano (Tanakh), citandone molte parti e dichiarando la loro validità, senza mai contestarne l'ispirazione o il numero: "Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; non sono venuto ad abrogare, ma a dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati cielo e terra, non passerà neppure una iota o un trattino della legge, fino a che tutto non sia avvenuto" (Mt 5:17-18); "Poi disse loro: 'Sono queste le parole che vi ho parlato quando ancora ero con voi, che tutto ciò che riguarda me è scritto nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi'" (Luca 24:44); si vedano anche Matteo 4:1-11; 22:29; Marco 12:10-11; Giovanni 5:39.

La canonizzazione del Nuovo Testamento, invece, ruota intorno all'autorità degli apostoli; in particolare, i principali criteri utilizzati sono stati: apostolicità, conformità alla dottrina apostolica, compatibilità reciproca, uso liturgico universale, consenso delle comunità cristiane e autenticità storica.

a. Per apostolicità, si intende che il libro doveva essere stato scritto da un apostolo; i primi cristiani consideravano solo gli scritti direttamente riconducibili agli apostoli, perché erano coloro che erano stati scelti da Gesù, lo avevano seguito e, infine, avevano deposto la vita per Lui; soprattutto, erano testimoni oculari dei fatti, per cui avevano autorità spirituale -per inciso, l'apostolo Paolo è stato incluso perché scelto direttamente da Gesù, pur non avendolo conosciuto di persona.

b. Per conformità alla dottrina apostolica, si intende che il libro doveva essere coerente con gli insegnamenti degli apostoli, cioè con la dottrina cristologica e cristocentrica. Al contrario, scritti che promuovevano dottrine divergenti furono esclusi dal canone. Per esempio, il Vangelo di Tommaso lascia trasparire la dottrina gnostica, che enfatizza l'acquisizione di una conoscenza segreta ("gnosi") come via per la salvezza. Gli gnostici credevano che la salvezza derivasse dalla conoscenza esoterica e interiore, piuttosto che dalla fede in Gesù Cristo come Salvatore; questo concetto è incompatibile con la dottrina del sacrificio espiatorio e sostitutivo di Gesù Cristo per l'umanità.

c. Per compatibilità reciproca si intende sia che i libri facenti parte del canone non devono contraddirsi tra di loro, sia che devono richiamarsi l'un l'altro. I riferimenti intertestamentari possono riguardare:

- fatti e personaggi: per esempio, il racconto del conflitto tra Paolo e Barnaba riguardo a Giovanni Marco(At 15:36-41) è citato anche in 1 Corinzi 9:6 e 2 Timoteo 4:11, dove Paolo esprime il proprio punto di vista sulla questione; Ebrei 11 menziona gli eroi della fede dell'Antico Testamento;

- dottrine: per esempio, la dottrina della trinità è espressa nel battesimo in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in Matteo 28:19, ma anche nella benedizione paolina di 2 Corinzi 13:14 e nella teofania di Giovanni 1;

- citazioni di libri o passi biblici: per esempio, Gesù ha citato Deuteronomio (Mt 4:1-11), il Salmo 22 (Matteo 27:46 e Marco 15:34), i primi due versi di Isaia 61 (Luca 4:18-19), una profezia di Daniele sugli ultimi tempi (Matteo 24:15-30); Paolo, in 1 Timoteo 5:18 ha citato Deuteronomio 25:4 e Luca 10:7.

d. Per uso liturgico universale si intende che un libro doveva essere regolarmente letto e usato per l'insegnamento nelle prime assemblee cristiane, segno della sua accettazione e della sua autorità de facto. Per esempio, i Vangeli e le Epistole di Paolo venivano letti in molte chiese fin dai primi secoli, e quindi erano ampiamente riconosciuti come autorevoli. Libri che non venivano accettati, come i testi apocrifi, non furono inclusi nel canone. Le comunità che accettavano un dato libro, poi, indirettamente ne confermavano l'autore, e, nel seguire le istruzioni in esso contenute, ne dimostravano la veridicità.

e. Per consenso della Chiesa si intende che la canonicità di un libro doveva essere determinata collegialmente dalla Chiesa primitiva. I padri della Chiesa, i vescovi e i teologi di diverse regioni, attraverso sinodi e concili, discussero e concordarono quali libri dovevano far parte del Nuovo Testamento. Alcune tappe fondamentali furono:

- la lettera pasquale di Atanasio, vescovo di Alessandria, che elencava i 27 libri che ora compongono il Nuovo Testamento (367 d.C.);

- i Concili di Roma (382 d.C.), Ippona (393 d.C.) e Cartagine (397 d.C.) che confermarono i 27 libri del Nuovo Testamento (1).

f. Per autenticità storica si intende che il libro doveva essere considerato storicamente affidabile nei confronti degli eventi narrati e delle persone coinvolte. La Chiesa si preoccupava che i testi non fossero leggende o invenzioni, ma rappresentassero un racconto fedele degli eventi vissuti dai testimoni diretti di Gesù. Per esempio, i Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni sono ritenuti storicamente attendibili perché furono scritti da testimoni diretti o da discepoli vicini ai testimoni oculari degli eventi.

La stessa figura di Gesù è testimoniata da decine di fonti, sulle quali gli storici più scettici hanno ammesso che non ha senso dubitare (v. La prova definitiva che Gesù è esistito- fonti e pareri di autori non cristiani).

In conclusione, la canonizzazione del Nuovo Testamento non è stata un processo casuale, ma il risultato di un'attenta riflessione sulla coerenza dottrinale, l'autenticità storica e l'autorità apostolica dei testi. I criteri adottati per selezionare i libri sacri hanno garantito che le Scritture contenessero insegnamenti coerenti con la fede cristiana primitiva e che fossero basate su testimonianze dirette degli apostoli e dei loro discepoli. Altri testi, come gli scritti apocrifi o gnostici, sono stati esclusi perché non rispecchiavano i principi fondamentali della dottrina cristiana. L'inclusione dei 27 libri del Nuovo Testamento ha così preservato la purezza del messaggio cristiano, che continua a guidare milioni di credenti nel mondo.

(1) Dobbiamo, però, sottolineare, che questi concili approvarono l'inserimento dei libri deuterocanonici nell'Antico Testamento (Tobia, Giuditta, Sapienza, Siracide, primo e secondo libro dei Maccabei, e Baruc con la lettera di Geremia), in aperto contrasto con l'indicazione biblica di "non aggiungere né togliere" (De 4:2; 12:32; Pr 30:5-6; Ap 22:18-19); essendo già stato l'Antico Testamento sigillato da Gesù, come abbiamo detto, tali aggiunte devono essere rifiutate.

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