Questioni bibliche
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DONAZIONE DEGLI ORGANI: 

SI' O NO?

Per noi cristiani, il problema maggiore che riguarda le questioni etiche è che non si tratta di capire se siamo "a favore" o "contro", ma di porre una linea di confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è (1 Co 6:12-17), facendo in modo che tale confine non sia frutto dell'arbitrio, ma di riscontri biblici.

Analizziamo, quindi, la procedura dal punto di vista scientifico, in modo da poter ricavare alcune conclusioni certe che ci faranno da "binari".

a. Cos'è la donazione degli organi?

La donazione degli organi è un processo in cui una persona cede uno o più organi del proprio corpo affinché siano impiantati in un'altra persona, che ne ha bisogno per sopravvivere a causa di una malattia o un infortunio grave. Questa pratica è altamente complessa, ma è stata resa possibile grazie ai progressi nella medicina e nella chirurgia, che hanno permesso di sviluppare tecniche di trapianto molto avanzate.

Quando un organo viene prelevato, deve essere mantenuto in condizioni ottimali, per evitare che venga danneggiato e diventi inservibile; per questo, prima di affrontare il trasporto, l'organo viene immerso in soluzioni speciali, fino al raggiungimento della destinazione, che deve essere quanto più rapido possibile.

L'organo, quindi, deve essere funzionante; per questo motivo, a parte i pochi casi in cui l'espianto viene effettuato da una persona viva, è necessario che il donatore sia in morte cerebrale, una condizione irreversibile in cui il cervello non è più attivo, ma altri organi possono ancora funzionare, grazie a macchine di supporto. Il processo, inoltre, richiede un'attenta compatibilità tra il donatore e il ricevente, per minimizzare il rischio di rigetto da parte del sistema immunitario di quest'ultimo.

b. Cos'è la morte cerebrale?

La morte cerebrale è una condizione in cui tutte le funzioni del cervello, comprese le funzioni vitali come la respirazione e l'attività neurologica, cessano in modo irreversibile. In altre parole, il cervello smette di funzionare completamente, ma il cuore può continuare a battere, con l'ausilio di apparecchiature che mantengono il supporto vitale, come i respiratori meccanici.

Quando si verifica la morte cerebrale, il cervello non è più in grado di compiere alcuna attività elettrica e non mostra alcun segno di attività metabolica. Questa condizione è distinta dal coma, uno stato di incoscienza profonda, che può essere reversibile o meno, ma in cui il cervello può comunque conservare qualche funzione, anche minima. Nella morte cerebrale, tutte le aree del cervello, inclusi il tronco cerebrale (che regola funzioni vitali come la respirazione e il battito cardiaco), sono irrimediabilmente danneggiate.

In altre parole, anche se il cuore continua a battere grazie al supporto delle macchine, la persona è clinicamente morta, e tale viene considerata, dal punto di vista scientifico e legale (quindi ufficiale), anche se il cuore sta ancora battendo.

c. La diagnosi di morte cerebrale è sicura?

Assolutamente sì. La morte cerebrale viene diagnosticata attraverso test clinici rigorosi e riconosciuti a livello internazionale, tra cui l'assenza di riflessi cerebrali, l'assenza di attività elettrica nel cervello (come misurato da un EEG) e la conferma che non vi è alcuna possibilità di recupero. Una volta accertata la morte cerebrale, il paziente può essere considerato per la donazione degli organi, poiché il corpo non è più in grado di mantenere funzioni autonome senza il supporto delle macchine.

d. La morte cerebrale è reversibile?

No. La diagnosi di morte cerebrale è una dichiarazione di irreversibilità, perché la morte cerebrale è causata da danni irreparabili al cervello, come quelli derivanti da un trauma cranico grave, un'emorragia cerebrale o altre cause che interrompono in modo definitivo la circolazione sanguigna al cervello. Quando il cervello subisce danni così gravi, non c'è più alcuna capacità di rigenerazione o ripresa delle sue funzioni, motivo per cui la morte cerebrale è considerata definitiva.

e. Chi è in morte cerebrale può avvertire sensazioni come il dolore, oppure emozioni?

No. Le persone in morte cerebrale non avvertono alcuna sensazione o emozione. Terminando l'attività del tronco cerebrale, finisce anche la regolazione delle funzioni vitali, come la respirazione, il battito cardiaco e anche la consapevolezza.

Quando una persona è in morte cerebrale, il cervello non è più in grado di ricevere, elaborare o rispondere a stimoli, il che significa che la persona non ha più percezione di ciò che accade intorno a sé. Non ci sono segnali di coscienza, consapevolezza o percezione sensoriale, e la persona non può provare dolore, ansia, o altre sensazioni.

Siamo giunti, quindi, a due importanti conclusioni:

1. La morte cerebrale è irreversibile; la persona è clinicamente e legalmente morta.

2. La morte cerebrale comporta l'assenza di emozioni e sensazioni.

Questo dovrebbe indurci quantomeno ad abbattere quel muro di diffidenza che, talvolta, si erge nei confronti della procedura del prelievo degli organi, magari solo per mancanza di conoscenze adeguate sull'argomento.

A questo punto, chiediamoci come si inquadra la donazione degli organi dal punto di vista spirituale.

a. Può, Dio, risuscitare un morto?

Assolutamente sì, e la Parola ci parla di diversi miracoli di resurrezione (1 Re 17:17-24; Lc 7:11-17; Gv 11:1-44; Mt 27:51-53; At 9:36-42; 20:7-12); nei secoli, inoltre, sono state tantissime le testimonianze di questo prodigio. Tuttavia, questo non vuol dire che Dio voglia sempre muoversi così. Non dimentichiamo che ciascun miracolo è stato preordinato innanzitutto per essere un segno specifico, e non la soluzione a ogni perdita che, purtroppo, dobbiamo affrontare in questa vita.

In genere, lo Spirito Santo avverte di ciò che intende fare, e anche nel caso in cui voglia operare una resurrezione Egli è in grado di manifestarlo.

b. La donazione degli organi è compatibile con la Bibbia?

Secondo le nostre deduzioni, questa procedura è biblica; non solo, ma può rivestire un significato molto profondo. Premesso, infatti, che il consenso alla donazione deve essere prestato in vita, dire di sì all'espianto eventuale dei propri organi significa compiere preventivamente un atto d'amore e di generosità verso il prossimo che non tutti sono disposti a fare (Mt 22:39). Se, a questo, aggiungiamo il fatto che tale pratica non è obbligatoria e non ci viene espressamente richiesta da Dio, possiamo dedurre che essa diventa ancora più preziosa.

In Giovanni 15:13, infatti, è scritto che"nessuno ha un amore maggiore di questo: dare la propria vita per i propri amici." Difficilmente noi cristiani occidentali ci troveremo a compiere il sacrificio estremo, e cioè deporre volontariamente la nostra vita per qualcun altro, ma chi accetta di donare gli organi sceglie, comunque, di perdere il controllo su ciò che ha di più prezioso dopo il Signore, e cioè il proprio corpo. Si tratta, a nostro avviso, di una vera e propria rinuncia a sé stessi, di grande rilevanza spirituale.

In Galati 6:9-10, siamo invitati espressamente a "fare del bene a tutti, soprattutto a quelli della famiglia della fede", per raccogliere un frutto a suo tempo: questo vuol dire fare del bene ogni volta che ne abbiamo l'opportunità. Infatti "chi sa fare il bene e non lo fa, commette peccato" (Gm 4:17). Agli occhi di Dio, ciascuna vita è preziosa, ed è per questo che Gesù ha scelto di sacrificarsi "come prezzo di riscatto per molti" (Mr 10:45): Lui sapeva che ne sarebbe valsa la pena. Così è, in qualche modo, per chi dona gli organi: si tratta di dare una nuova opportunità a qualcuno che avrà più tempo per conoscere il Signore, ricevere la salvezza e/o perfezionarsi nelle vie di Dio.

Con quest'ultimo argomento vogliamo anche confutare la tesi di quanti affermano che, siccome il corpo è il "tempio dello Spirito Santo" (1Co 6:19), dobbiamo lasciarlo intonso fino alla fine. L'esempio di Gesù e dei martiri suggerisce che deporre la vita per altri non è un'offesa al proprio corpo, ma un atto di adorazione, se viene fatto con l'amore di Cristo e non come opera meritoria (1 Co 13:1-3).

Donare un organo a chi ne ha bisogno, quindi, non è altro che un modo per usare i doni che Dio ci ha dato a favore di qualcun altro, onorando così il valore della vita umana (Sl 39:13-16).

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