Questioni bibliche
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Il marchio della bestia...dell'ignoranza

03.02.2022

L'ignoranza, come si suol dire, è una brutta bestia. E, quando l'ignoranza riguarda le cose di Dio, la parola "bestia" cade a fagiolo nel calderone della banalizzazione dottrinale tipica di questi tempi.

Ebbene sì: i tempi per il ritorno di Gesù stringono; viceversa, si allarga la piaga della confusione in tema di avvenimenti degli ultimi tempi. Sempre meno credenti sono certi di chi farà cosa, come e quando. E, così, tutto ciò che viene percepito come moralmente inaccettabile diviene "il marchio della bestia" e il segno degli "ultimi tempi". E, da qui al "microchip", il passo è breve.

Diciamoci la verità: anche il mondo evangelico è infarcito di miti e riti -per non dire di dogmi. Non c'è nulla di cui meravigliarsi, se consideriamo che persino chi ha conosciuto il Cristo non riusciva a recedere dalla convinzione che il Messia dovesse identificarsi con un potente re, destinato a sterminare gli invasori romani. E il grande mito del nostro tempo è il fantomatico "microchip".

Mi spiego. Ma prima voglio fare una precisazione: noi di Questioni bibliche non pretendiamo di esaurire in questa sede la complessità dell'argomento e vi anticipiamo la nostra intenzione di attuare successivi approfondimenti. Con ciò che diremo, non vogliamo assolutamente urtare la sensibilità di chi ha una visione diversa dalla nostra.

Veniamo a noi. L'Apocalisse ci racconta che arriverà il tempo in cui l'anticristo cercherà di rendere la vita impossibile ai cristiani, cercando di imporre a chiunque un marchio di schiavitù. Lo deduciamo dallo studio della Parola (che, a breve, analizzeremo).

Ma non deduciamo che questo marchio debba essere per forza un microchip. Come non deduciamo che il nemico avrà la meglio sulla Chiesa di Cristo ("e le porte dell'inferno non prevarranno su di essa", Mt 16:18).

Il libro dell'Apocalisse è un libro profetico, per cui presenta un linguaggio intriso di simboli spirituali. La sua lettura non è paragonabile a quella di un libro storico, come i libri delle Cronache, che raccontano fatti realmente accaduti.

I 144.000, per fare un esempio, sono da intendersi come un numero finito? Chiaramente no: si tratta di un simbolo di moltiplicazione (12 tribù d'Israele x 12, numero di completezza). Le famose "bestie", che spesso identifichiamo erroneamente con dei personaggi, hanno molteplici teste e corna che compiono delle azioni... Potrei continuare all'infinito, ma è chiaro che queste Scritture debbono essere interpretate, con l'aiuto dello Spirito Santo.

La prima domanda che dovremmo porci, dunque, è fino a che punto questo marchio possa essere considerato come un segno visibile. Potrebbe esserlo; oppure no. Ci sono indizi nella Parola che ci facciano propendere per l'una o l'altra tesi? No! Leggiamo il passo in questione.

"Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei" (Ap 13: 16-18).

Ricapitoliamo. Il marchio di cui si parla:

1. deve essere apposto sulla fronte o sulla mano destra

2. deve coincidere con il nome o il numero della bestia (che, però, ancora facciamo fatica a capire cosa sia)

3. deve corrispondere al numero 666, che sarà possibile calcolare.

Si tratta di caratteristiche reali o meramente simboliche? Procediamo per sillogismi.

1. Se si tratta di caratteristiche reali, chi sostiene la tesi del marchio-microchip ha gioco facile per quanto riguarda la fronte o la mano destra, che possono essere sedi per l'impianto. Ma il nome della bestia? È altrettanto desumibile? (ma soprattutto: cos'è la bestia?). E il numero, in base a quali calcoli reali è possibile ricavarlo?

2. Se si tratta di caratteristiche simboliche... allora perché il marchio stesso non potrebbe essere un simbolo?

3. Se alcune caratteristiche sono reali e altre simboliche, chi ci dice quali siano le une e quali le altre? Di certo non la Bibbia!

Prima di identificare il marchio con questo o con quello (e ne abbiamo sentite di tutti i colori), ragioniamo: non abbiamo alcuna certezza; solo ipotesi, per quanto affascinanti. Compresa l'ipotesi microchip.

Una considerazione accessoria. La teoria del microchip è nata una ventina di anni fa, quando non si riusciva neanche a immaginare fino a che punto saremmo arrivati con le nanotecnologie. Se temiamo che l'impianto del microchip possa essere l'unico mezzo di controllo economico e sociale a disposizione dell'anticristo, dovremmo informarci meglio su come funziona un cellulare di ultima generazione: rimarremmo sconvolti nel prendere atto che i nostri dati sono già in pasto a chiunque. Per non parlare di altri sistemi cibernetici raffinatissimi di cui siamo a malapena a conoscenza. Però non ci facciamo quasi caso. Perché? Perché partiamo dal presupposto "mitico" che solo un microchip possa mettere in pericolo la nostra sicurezza!

Ribadisco: non escludiamo a priori l'ipotesi del microchip. Ma non abbiamo abbastanza indizi per affermare con certezza che si tratti di esso.

Proseguiamo col nostro ragionamento. Alla luce di alcuni fatti attuali, taluni affermano che qualche credente, involontariamente, possa aver già preso il marchio della bestia. Non è esattamente ciò che è scritto nella Parola. Per completezza d'informazione, leggiamo il cap. 14:

"Poi, un terzo angelo li seguì gridando a gran voce: «Chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà il vino dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello. Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome». Qui appare la costanza dei santi, che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù" (vv.9-12).

Il passo è chiaro: chi sarà marchiato sulla fronte o sulla mano, lo sarà dapprima nella propria anima, perché avrà accettato di adorare la bestia. Magari anche per paura, perché no? Ma di certo non "senza saperlo" o "senza volerlo". Come potrebbe il Signore condannare qualcuno che ha agito nella più totale incoscienza?

Abbiamo, anzi, letto che chi prenderà il marchio sarà un adoratore di Satana. E, infatti, costoro sono contrapposti ai santi, marchiati col sigillo di Dio sulla fronte («Non danneggiate la terra, né il mare, né gli alberi, finché non abbiamo segnato sulla fronte, con il sigillo, i servi del nostro Dio», Ap 7:3).

L'opera di Satana è sempre stata imitazione di ciò che fa lo Spirito Santo: anche stavolta, accadrà che chi avrà rifiutato il Vangelo fino alla fine, o sarà stato tiepido nelle vie di Dio, e non avrà sigillato il proprio cuore con lo Spirito Santo, finirà con l'adorare l'anticristo e col prendere il suo marchio. E non per costrizione esterna, ma per le estreme conseguenze della propria cecità o tiepidezza. Tutto questo è perfettamente in linea con quanto scritto in Ap 22:11: "Chi è ingiusto continui ad essere ingiusto, chi è immondo continui ad essere immondo, chi è giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo continui a santificarsi".

Comprendete quanto sia relativa la questione del marchio? L'Apocalisse ci spiega che qualcuno, purtroppo, lo prenderà. O, meglio: lo accetterà. Ma gli eletti di Dio, sigillati con lo Spirito Santo, no. Ecco perché non troviamo avvertimenti, nella Parola, riguardo al prendere il marchio- ragion per cui non dovremmo neppure interessarci di cosa sia.

Questo significa che non dobbiamo preoccuparci di nulla? Assolutamente no. Chi non si sarà piegato all'anticristo andrà incontro alla persecuzione, ragion per cui qualcuno sarà tentato di cedere. E allora, che fare? Il focus del problema dovrebbe spostarsi su tutt'altro fronte: non "come faremo a riconoscere il marchio?", bensì "come faremo a non cadere nella trappola di Satana?".

Anziché pensare al microchip, allora, preoccupiamoci di mantenerci nella santificazione quotidiana, "senza la quale nessuno vedrà il Signore" (Eb 12.14). E un buon punto di partenza può essere proprio un rinnovato studio della Parola, che ci libera dalla bestia più pericolosa per noi credenti: l'ignoranza della Parola. «Se rimanete fedeli alla mia Parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8:32).

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