Questioni bibliche
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L'ottimismo a tutti i costi, ovvero: la missione che la Chiesa non ha mai avuto

20.10.2021
Essi curano alla leggera la piaga del mio popolo; dicono: "Pace, pace", mentre pace non c'è (Gr 6:14).

 

Chi canta canzoni a un cuore afflitto è come chi si toglie il vestito in un giorno di freddo e come aceto sulla soda (Pr 25:20).


Stiamo vivendo giorni davvero caotici, e credo che siamo tutti d'accordo nel riconoscere in questa epoca i segnali di un vistoso giro di boa in senso anticristiano, ma... avete notato? Per molti sembra tutto relativo e poco degno di importanza. Persino la constatazione che "siamo negli ultimi tempi" è diventato uno slogan di rassegnazione, e ha perso la sua spinta propulsiva. Si preferisce non parlare delle cose "negative" e concentrarsi solo su Gesù ("positivo").


Strano, perché Gesù non ha mai lasciato i Suoi discepoli con un palmo di naso. È vero, ha usato un linguaggio duro per orecchie dure: ma ha soddisfatto la sete di tutti. Non ha aspettato che Gli chiedessero risposte: le ha fornite in anticipo. E, quando ha rivelato gli avvenimenti della fine, si è premurato di dare ai Suoi istruzioni ben precise su come comportarsi, cosa fare, cosa non fare: il Suo discorso in proposito si estende per ben 47 versetti (Mt 24:4-51) e il succo è questo: "Preparatevi!".


Ultimamente siamo stati contattati da alcuni fratelli che volevano condividere con noi il peso di quello che sta succedendo nel nostro Paese, perché nel contesto di provenienza le loro preoccupazioni venivano minimizzate. Esistono addirittura realtà in cui viene insegnata la pratica di respingere tutto ciò che è negativo, nella convinzione che questo possa "attirare il positivo"; le persone vengono invitate a "rinnovare la propria mente" nel senso di sforzarsi di non nominare le cose poco piacevoli. Ma la domanda che ci poniamo è: è biblico tutto questo?


Gesù era profondamente empatico. Cercava il contatto con le persone non solo per "fare" qualcosa, ma soprattutto per stabilire una sintonia con i loro cuori. Poteva andare in una casa di gioia come in una casa di lutto, e passava tanto tempo ad ascoltare la gente; in ogni caso, aveva una risposta "condita con sale" da dare a ciascuno. E questa risposta non era mai tesa a minimizzare la gravità della situazione o "respingere il negativo".


Quando Gli riferirono che Lazzaro era morto, Gesù pianse. Sapeva che di lì a poco lo avrebbe resuscitato, ma in quel momento preferì dare peso alla gravità della circostanza e condividere il proprio dolore con i familiari del defunto. E questo succede esattamente anche a noi: Gesù simpatizza con i nostri affanni, prima di guarirci da essi.


Notate cosa dice Paolo in Filippesi 4:8: "In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri". Non solo ciò che è positivo o "attrae positività". C'è una indubbia sete di verità nel popolo di Dio che non si può accantonare, come abbiamo letto nel verso di Geremia posto a inizio articolo. La missione della Chiesa non è quella di seminare ottimismo, ma (anche) quella di dare risposte fondate sulla verità della Parola. 


La Chiesa non è chiamata a estraniarsi dal mondo per seguire un corso "parallelo" o alternativo, ma a camminare "nel mondo" cercando di contaminarsi il meno possibile. Gesù nominò fatti e persone specifiche che avrebbero avuto parte in causa nella vita dei discepoli, ed erano tutte circostanze che potremmo definire "negative" per loro. Ma ciò che contava era che i discepoli sapessero come regolarsi rispetto ad esse, a suo tempo. Guai se avessero sottovalutato le parole di Gesù. E a maggior ragione noi!


Allora affrontiamo la realtà in cui viviamo a viso aperto, e smettiamola di "cantare canzoni ai cuori afflitti". Se siamo realmente convinti che, per noi cristiani, è già scritto un lieto fine, utilizziamo i doni che abbiamo per accogliere le perplessità dei più deboli, senza dissimulazioni. Accogliamo gli arrabbiati, e non cerchiamo di allontanarli perché "negativi". Attacchiamo bottone con i solitari, cha magari si trascinano un peso che nessuno ha preso in carico. Non banalizziamo ciò che hanno da dire solo perché il problema è il loro rapporto con la politica, le istituzioni o gli avvenimenti contemporanei: è lo Spirito che avverte la Chiesa! 


E non cerchiamo di essere "ottimisti", ma piuttosto "realisti"; non "positivi" a tutti i costi, ma "pronti"; non allineati alla mentalità di questo mondo, ma "biblici".


Dio ci benedica!
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