Questioni bibliche La prova definitiva che Gesù è Dio- fonti e pareri adi autori non cristiani
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LA PROVA DEFINITIVA CHE GESU' E' DIO

-fonti e pareri di autori non cristiani-


A nessuno verrebbe in mente di mettere in dubbio l'esistenza di Maometto o Buddha.

Ma, quando si parla di Gesù, è diverso. Perché ammettere l'esistenza di Gesù significa riconoscere che non si è trattato di un uomo qualunque. Per tanti, cioè, il problema non è che Gesù sia effettivamente vissuto in un dato periodo storico, ma che lo abbia fatto miracolosamente, in quanto Dio incarnato.

Esistono decine di documenti che attestano la storicità di Gesù, ma nulla che possa provare, oggettivamente, la veridicità dei prodigi da Lui compiuti e della Sua risurrezione, a parte la fonte biblica. E allora come si spiega un seguito così imponente di fedeli, che, nei secoli, non ha fatto altro che aumentare? Può, tutto questo, essere il prodotto dell'opera di un mitomane, che ha plagiato milioni di persone con soli tre anni di ministero?

Neppure coloro che si professano atei o non credenti riescono a rimanere indifferenti al fenomeno; in particolare, due sono gli elementi che colpiscono:

  • la portata del movimento cristiano e la sua influenza sulla storia umana
  • la testimonianza di fedeltà nelle prove da parte dei martiri

E noi intendiamo prendere in esame proprio le constatazioni del mondo non cristiano, per dimostrare che Gesù non è stato un uomo qualunque e che le Sue opere non poterono essere altro che divine. Infatti, quale punto di vista può essere più valido di quello di chi non ha alcun interesse a difendere il Cristianesimo?

a. Il parere di autorevoli storici non credenti

Per chi crede, il problema della veridicità della figura di Gesù e delle Scritture non esiste. Abbiamo sperimentato la grazia del Figlio del Dio vivente, e siamo da Lui chiamati beati perché, pur non avendo visto, abbiamo creduto (Gv 20:19-21). Da più di duemila anni, genti di ogni nazione e tribù, numerose come la sabbia del mare, si arrendono a Cristo (Ap 5:9; Os 2:1). Perché? Semplicemente per fede. (Eb 11)

  • Ed è proprio questo aspetto che ha colpito un noto storico contemporaneo, il quale considera la portata epocale del movimento cristiano una prova schiacciante dell'esistenza del suo fondatore; nessuno, infatti, può negare l'incredibile impatto del Cristianesimo sulla storia del genere umano e sullo sviluppo della società. Stiamo parlando di Alessandro Barbero, professore di Storia Medievale presso l'Università del Piemonte Orientale, che ha raggiunto la fama di divulgatore grazie al programma SuperQuark e a una presenza sempre più costante sui social.
Alessandro Barbero
Alessandro Barbero

È singolare che un ateo convinto si sia interessato dell'esistenza terrena di Gesù, arrivando alla conclusione che non c'è motivo per metterne in dubbio la storicità. Tuttavia, lo storico va oltre, ammettendo soprattutto la straordinarietà delle imprese di Gesù. In altre parole, mediante la stessa logica stringente con cui è possibile riconoscere l'esistenza di Gesù, si deve altresì ammettere che le imprese a lui attribuite sono reali, "almeno in gran parte" (cit.).

Vale davvero la pena soffermarsi sull'intero ragionamento. Intervistato da Paolo Mieli (v. intervista), Barbero ha spiegato che le testimonianze su Gesù sono assai più numerose rispetto a quelle che attestano l'esistenza della maggior parte dei personaggi noti dell'antichità greco-romana. Secondo il professore, questo dato non si può ignorare.

Per esempio, sulla morte di Cesare abbiamo solamente tre fonti, eppure le riteniamo sufficienti; su molti altri imperatori o politici romani abbiamo pochissimi frammenti. Quanto a Gesù, invece, "Non c'è nessun altro suddito dell'Impero Romano su cui noi abbiamo così tante informazioni (…). Se di un suddito che viveva in una provincia lontana dell'impero abbiamo quattro o cinque testimonianze sulla sua vita e sulla sua morte, scritte entro qualche decennio da quando i fatti sono accaduti, ecco, sembra veramente difficile pensare che non sia veramente vissuta questa persona".

Barbero ha specificato che alcuni particolari della biografia di Gesù possono essere stati inventati, modificati o ampliati dai Suoi seguaci o ammiratori. "Ma che Gesù sia esistito e abbia fatto più o meno quello che ci viene raccontato, in gran parte, io credo che sia indiscutibile".

Nel programma a.C.d.C. il prof. Barbero ha spiegato in base a quali criteri uno storico possa ritenere credibile l'esistenza di un determinato personaggio; uno di essi è il criterio "economico".

Gesù "è un poveraccio qualunque, è un indigeno di una provincia periferica e turbolenta dell'Impero Romano, sottomessa con la violenza dai romani. Gente come lui ce n'erano milioni nell'Impero Romano, ma nessuno ci ha mai raccontato niente di nessuno di loro, e invece di Gesù tanti hanno raccontato la vita, non molto tempo dopo la sua morte".

Se aggiungiamo le prove indirette, in primis l'esistenza di un "grande movimento internazionale fondato da Gesù (…), che ovviamente non ha mai cessato di esistere fino ad oggi e che era già in piena fioritura pochi anni dopo la sua morte", e se consideriamo che questo movimento aveva dei leader, gli apostoli, che hanno scritto una gran quantità di prove documentali, come gli stessi Vangeli e le Epistole, è difficile pensare che Gesù sia stato un'invenzione di Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Pietro, Paolo, Giacomo, Giuda o dei numerosi autori di vangeli apocrifi che si sono susseguiti nel tempo.

"Ma come si fa a pensare a una congiura internazionale per inventarsi che pochi anni fa è vissuto quest'uomo straordinario, e tutti noi ce lo ricordiamo ancora, e ha fondato questo movimento che adesso sta avendo un grande successo? Come si fa a immaginare che ci sia stata una congiura per inventarselo? L'ipotesi più economica è che anche Gesù sia esistito".

Barbero, quindi, ammette che la mole dei documenti su Gesù è così estesa da confermare che la Sua esistenza terrena sia stata non un semplice fatto, ma un fatto straordinario.

  • Alle stesse conclusioni arriva lo studioso agnostico B.D. Ehrman, docente di Nuovo Testamento presso l'Università del North Carolina. Egli afferma che le fonti evangeliche «sono bastate a convincere quasi tutti gli studiosi che si sono anche solo interessati al tema. Non parliamo infatti di un unico vangelo che, verso la fine del I secolo, riportò gesta e parole di Gesù, ma di un certo numero di vangeli», e di scritti cristiani, «del tutto indipendenti l'uno dall'altro. Attestano l'esistenza di Gesù e convalidano lo stesso insieme di dati (…). Ancora più degno di nota è il fatto che quelle testimonianze indipendenti attingono a un numero relativamente ampio di scritti antecedenti, vangeli che non ci sono pervenuti ma sono quasi certamente esistiti. È stato dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che alcuni di essi risalgono come minimo agli anni Cinquanta dell'era volgare e sono, a loro volta, indipendenti uno dall'altro (…). Cosa ancora più importante, ciascuno di quei numerosi testi evangelici si fondava su tradizioni orali, alcune di esse hanno senz'altro avuto origine nelle comunità palestinesi di lingua aramaica, probabilmente agli anni Trenta, non molto dopo la data tradizionale della morte di Gesù (…). Indipendentemente dal fatto che siano ritenuti o meno scritture ispirate, i vangeli possono essere considerati e utilizzati come fonti storiche importanti», Did Jesus Exist? (pag. 75, 93-95).
B.D.Ehrman
B.D.Ehrman

b. Le fonti non cristiane dei primi secoli d.C.

Ammettiamo, però, che le fonti bibliche o filo-cristiane siano un'invenzione messa in piedi da un gruppo di visionari fanatici, e che i Vangeli, le Epistole, o gli scritti posteriori degli apologeti e dei Padri della Chiesa siano una truffa. Ci sono altre fonti che possono venirci in soccorso per comprovare l'unicità della vita di Gesù?

La risposta è sì, e si tratta degli scritti non cristiani, ovvero le fonti extrabibliche. È interessante rilevare la curiosità dei loro autori di fronte alla crescita del movimento cristiano, partito da un'oscura e remota regione dell'Impero e diventato un fenomeno incontrollabile. Non solo: trapela un certo stupore per l'atteggiamento inusuale dei cristiani di fronte al martirio. Quale uomo straordinario doveva essere questo Gesù, per il quale un popolo immenso era disposto a morire nei modi più atroci?

Osserviamo i brani dei seguenti scrittori contemporanei agli apostoli.

  • Tacito. Considerato uno dei più grandi storici dell'antichità, egli afferma che Nerone accusò i cristiani dell'incendio di Roma del 64 d.C. per allontanare i sospetti da sé:

"Addossò la colpa e inflisse le più squisite torture su coloro che erano odiati per i loro abomini, chiamati cristiani dal popolo. Cristo, da cui traeva origine il loro nome, subì la pena capitale durante il regno di Tiberio per mano di uno dei nostri procuratori, Ponzio Pilato, e una superstizione momentaneamente sopita si diffuse di nuovo non solo in Giudea, prima fonte del male, ma perfino a Roma, dove confluisce e diventa popolare tutto ciò che c'è di orrendo e vergognoso nel mondo

Perciò, all'inizio vennero arrestati coloro che si dichiaravano colpevoli, poi, dietro loro denuncia, un'immensa moltitudine fu condannata, non tanto per il crimine di aver dato fuoco alla città, quanto per odio nei confronti del genere umano".

Tacito prosegue con le torture inflitte ai cristiani:

"Alla morte si aggiungevano beffe di ogni tipo. Coperti di pelli animali, morivano dilaniati dai cani, o venivano inchiodati a delle croci o destinati ad essere arsi vivi a mo' di torce, per servire da illuminazione notturna al calar della notte. Nerone offrì i suoi giardini per lo spettacolo, e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d'auriga o in piedi sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei che meritavano pene estreme ed esemplari, sorse un senso di compassione, perché venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo", Annales, XV.

Quest'ultimo pezzo presenta una interessante contraddizione: da un lato, Tacito afferma che la fede cristiana è una superstizione perniciosa ed esecrabile; dall'altro, ammette che la punizione orribile dei cristiani suscita compassione, in quanto ingiusta, e perpetrata solo per non ad assolvere Nerone dall'accusa di incendio doloso. In altre parole, i cristiani sono usati come capro espiatorio, ma sono innocenti.

Tra le righe, insomma, emerge che non si riescono a trovare altre colpe nei cristiani se non la loro devozione incondizionata e la loro crescita smisurata nonostante la persecuzione.

Inoltre, Tacito ed altri autori pagani, come Svetonio*, Plinio, ecc, ci presentano un quadro praticamente identico a quello degli Atti e delle Epistole, attestando la continuità del fenomeno cristiano nel tempo, e fungendo da collegamento tra l'epoca di Gesù e quella tardo-antica. In altre parole, gli autori pagani ci fanno intravedere gli inizi, o comunque che c'è stato un inizio, comprovando la veridicità dei racconti del Nuovo Testamento.

  • Plinio il Giovane. Governatore in Bitinia agli inizi del II secolo sotto Traiano, egli si ritrova con la patata bollente delle denunce anonime contro i Cristiani, e ritiene opportuno chiedere istruzioni all'imperatore circa il da farsi. Una delle sue Epistole rivela un interessante spaccato della fede e della vita dei Cristiani, visti da un occhio esterno e curioso. Secondo il governatore Plinio, i membri di questa comunità sono esemplari per il coraggio («caparbietà e inflessibile ostinazione») di affrontare persino la morte pur di non tradire la loro fede; essi avevano «l'abitudine di riunirsi in un giorno stabilito prima dell'alba e di cantare fra loro alternatamente un inno a Cristo, come a un dio, e di impegnarsi con giuramento, non a qualche delitto, ma a non commettere furti, ruberie, adultèri, a non mancare alla promessa, e a non negare, se chiamati, il deposito. Compiuti questi riti, avevano l'abitudine di riunirsi di nuovo per prendere del cibo comune e innocente», Ep. X, 96.

Ancora una volta, quindi, un autore ostile ai Cristiani non può fare altro che attestarne l'innocenza e lo sforzo di mantenere una condotta etica e irreprensibile.

  • Giuseppe Flavio. Famoso storico ebreo, nelle Antichità giudaiche ha fatto diversi riferimenti al Cristianesimo; per esempio ha citato Giacomo, "fratello di Gesù, il cosiddetto Cristo". Ma quello che desta scalpore ancora oggi è il cosiddetto Testimonium flavianum (XVII, 63-64), un passo controverso che dice: "Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie (…). Questi era il Cristo. (…) Egli, infatti, apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui". Un'altra versione recita: "A quell'epoca viveva un saggio di nome Gesù. La sua condotta era buona, ed era stimato per la sua virtù. Numerosi furono quelli che, tra i Giudei e le altre nazioni, divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò ad essere crocifisso ed a morire. Ma coloro che erano suoi discepoli non smisero di seguire il suo insegnamento. Essi raccontarono che era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione e che era vivo. Forse era il Messia di cui i profeti hanno raccontato tante meraviglie".

Osservatore d'eccezione (giudeo naturalizzato romano), Giuseppe Flavio si interroga se quest'uomo straordinario non sia davvero il Messia predetto dai profeti. Come è facile immaginare, diversi storici "scettici" hanno ipotizzato una interpolazione successiva del testo, pur di togliere valore a questa preziosa confessione. Ma noi ci chiediamo: perché non dovremmo accettare come autentico questo pezzo? Esiste un motivo reale per dubitarne, visto che le altre notizie fornite dallo storico concordano con quelle di Tacito e di altre fonti?

  • Luciano di Samosata. Scrittore satirico greco del II secolo, per denigrare i cristiani, che erano stati circuiti da un predicatore da strapazzo di nome Peregrino, scrive di loro: "Infatti, questi sventurati si sono convinti che saranno immortali e vivranno per l'eternità e in base a ciò disprezzano la morte e la maggior parte (di loro) si consegnano consenzienti (alla morte). Inoltre, il loro primo legislatore (Cristo) li ha convinti che sono tutti fratelli l'uno con l'altro, una volta che, dopo aver trasgredito, rifiuteranno gli dèi greci, mentre invece (essi) si prostrano davanti a quello stesso sofista che fu crocifisso e vivono conformemente alle sue norme (…)", De morte Peregrini, 13.

Senza volerlo, Luciano attesta la buona condotta dei cristiani e il loro sforzo di vivere imitando Gesù, che non viene mai nominato, se non attraverso epiteti poco edificanti. E qui viene il bello: Luciano, infatti, che riporta un fatto realmente accaduto (di Peregrino parlano almeno altre tre fonti), fa riferimento all'uomo che fu crocifisso come se tutti lo conoscessero, a tal punto che non c'è nemmeno bisogno di nominarlo. In più, le sue informazioni sui cristiani coincidono con quelle presenti nelle altre fonti non cristiane. Cos'altro aggiungere?

c. La testimonianza dei testi sacri di religioni non cristiane

Il bello è che persino i testi di religioni non cristiane si sentono in dovere di accennare alla vita miracolosa di Cristo.

  • Il Talmud babilonese. Testo religioso della tradizione ebraica, redatto tra il III e il V secolo, ostile alla figura di Cristo, millanta che Egli fu giustamente crocifisso alla vigilia della Pasqua perché incoraggiava i Giudei all'apostasia, praticando le arti magiche. È un modo goffo di spiegare – ed ammettere- le Sue opere miracolose (Sanhedrin B, 43b).
  • Il Corano. Testo sacro dell'Islam, redatto durante il VI secolo, ricorda la nascita prodigiosa di Gesù, i suoi insegnamenti, i miracoli che compì per concessione di Dio, e il fatto che Egli ritornerà alla fine dei tempi per giudicare il mondo, pur non ammettendo la Sua crocifissione e divinità (Sura 19,34; 61,6; 9,30; 4,156-158)

È pazzesco che la figura di Cristo, per quanto sminuita al rango di profeta, riesca a oscurare persino quella di Maometto o di Allah!!!

Insomma, sembra proprio che nulla o nessuno possa negare che Dio è venuto tra noi, e lo ha fatto mandando il Suo amato Figlio a stupire tutto il creato con le Sue imprese straordinarie, a tal punto che milioni di persone continuano, da secoli, ad accettarlo come proprio Signore, a costo della vita stessa.

"Sta infatti scritto: «Come io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua darà gloria a Dio»", Romani 14:11.

Dio ci benedica!

*L'autore riassume quanto già narrato diffusamente da Tacito, con il quale condivide anche le consuete accuse di superstitio nova ac malefica: "Sottopose a supplizi i Cristiani, una razza di uomini di una superstizione nuova e malefica" (Vita Neronis XVI, 2).

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