Questioni bibliche Omicidio di Senago: qualche riflessione "scomoda", ma necessaria
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OMICIDIO DI SENAGO: 

QUALCHE OSSERVAZIONE "SCOMODA", MA NECESSARIA


Quando abbiamo deciso di inaugurare la sezione "Questioni di cronaca", sapevamo che avremmo dovuto guardare in faccia la crudeltà, e che il rischio di facili moralismi sarebbe stato sempre alle porte.

Ma chi conosce la Parola non può limitarsi ad abbracciare il sentire comune, perché la Parola è la Roccia su cui si schianta il sapere dell'uomo carnale; è il Cristo vivente che si rivela come unico e giusto Giudice dell'universo.

La decisione di affrontare questo caso è stata più che sofferta; siamo esterrefatti di fronte ai livelli di efferatezza ai quali abbiamo dovuto assistere e speriamo che la giustizia faccia il suo corso

Lungi, però, dall'ergerci a giudici dei protagonisti della vicenda -lasciamo il giudizio a Chi spetta- noi crediamo, piuttosto, che sia doveroso ricercare il punto di vista biblico in ogni cosa; non però, dicevamo, per trarre conclusioni sul fatto in sé, quanto su tutto il contorno che si è venuto a delineare, che impone a noi cristiani una sana riflessione. Ma andiamo con ordine.

1. IL MOSTRO

Iniziamo dall'autore del delitto. Il "mostro con la faccia da bravo ragazzo" ha colpito ancora. Un grande classico senza alcuna apparente spiegazione.

I criminologi hanno riscontrato in lui il profilo del narcisista manipolatore; la povera vittima non aveva alcuno strumento per riconoscere la trappola e venirne fuori. E lui, l'assassino, sta mostrando al mondo una freddezza persistente, la stessa freddezza con cui, indotto alla confessione, ha paventato persino l'idea del suicidio "risolutore". Quest'uomo -ha sottolineato un noto sociologo- non ha alcuna "cassa di risonanza emotiva": come è possibile?

È un mostro? È uno psicopatico? È un malvagio senza speranza?

Molti di noi sono rassegnati all'idea che "siamo negli ultimi tempi, e gli uomini saranno sempre più cattivi".

Eppure, la Parola di Dio ci racconta di un'atrocità simile accaduta diversi secoli fa. Un re spietato, pur avendo già diverse mogli, si incapricciò per una donna bellissima, ma non sua. Del tutto privo di scrupoli, mise in atto un vile stratagemma per averla, tradendo il marito di lei, che era uno dei suoi uomini di fiducia, un guerriero leale e fedele. Non solo: quando il re seppe che la donna era rimasta incinta, cercò con l'inganno di far giacere l'uomo con sua moglie.

Spiazzato, però, dall'estrema fedeltà del prode guerriero, che si rifiutava di prendersi una pausa per amore del proprio re, decise per la soluzione estrema: diede ordini ai suoi generali di metterlo in prima fila durante la battaglia, per farlo morire. Lì era praticamente impossibile sopravvivere, perché l'urto dell'esercito nemico faceva letteralmente a pezzi l'avanguardia. E quel re lo sapeva.

Il prode morì: quel re non pianse; non si pentì. Pensò solo a prendersi in casa quella donna. Non si ricordò neppure per un istante che c'è un Dio che vede al di sopra di ogni cosa, quel Dio che lui conosceva benissimo. Da vero ipocrita, continuò pure ad amministrare la giustizia, mentre tollerava il proprio peccato. E vogliamo parlare della donna? Non una lacrima di disperazione, non un tentativo di fuga…

Hai riconosciuto i protagonisti di questa storia? Ti è sembrato strano che ne abbiamo parlato così?

Beh, abbiamo espresso il sentire comune, cioè la percezione che chiunque avrebbe avuto dell'accaduto. Quando il profeta Nathan fece notare a Davide con quale crudeltà avesse agito, e che Dio lo avrebbe colpito duramente, finalmente il re aprì gli occhi e si pentì. Ma era troppo tardi: Dio fece morire il bambino nato da Bath Sceba. E chi era il responsabile di quest'altra atrocità? Davide e solo Davide, con il suo peccato ostinato!

Andiamo a fondo della questione. Perché non ci viene alcuna reazione di rabbia nei confronti di Davide, anche lui "mostro dalla faccia d'angelo"? Semplice: perché Dio ce ne ha parlato con amore e misericordia, facendo emergere solo il fattaccio, e non il giudizio. Davide è rimasto l'"uomo dal cuore di Dio", e il suo errore non lo ha compromesso per sempre ai Suoi occhi. Il Suo perdono lo ha restaurato. E, con immensa misericordia, Dio lo ha anche consolato, donandogli un altro bimbo. Sì: da quella coppia di adulteri e da un omicida Dio ha tratto fuori il re più incredibile di sempre: Salomone.

L'amore di Dio è veramente "scandaloso" e difficile da concepire per chi non lo ha conosciuto. È un intoppo per chi continua a ritenersi giusto o più giusto di altri, e non riesce a capire che Gesù è l'unico Giusto. Di fronte a questa scioccante verità, la nostra presunta giustizia non è altro che "un panno sporco" (Is 64:6).

Adesso starai pensando: ok, ma era Davide. Non si può paragonare a questo "mostro".

E se ti dicessimo che Davide era di gran lunga più responsabile? Aveva conosciuto personalmente Dio. Era stato da Lui unto re con segni e prodigi. Aveva ricevuto doni soprannaturali. Aveva partecipato della Sua gloria con vittorie strabilianti. Aveva piena conoscenza della maestà e santità di Dio. Ma tutto questo non gli impedì di peccare nel modo più squallido; in un momento di lassismo, il re venne adescato dalla propria concupiscenza: "Ciascuno, invece, è tentato quando è trascinato e adescato dalla propria concupiscenza. Poi, quando la concupiscenza ha concepito, partorisce il peccato e il peccato, quando è consumato, genera la morte" (Giacomo 1:14-15).

La radice del male è sempre il peccato; la conseguenza, è sempre la morte. Non è cambiato nulla, anche se sono "gli ultimi tempi" e si sta vedendo di tutto. Ma il punto è un altro: Davide conosceva Dio, e si è trasformato in un mostro. Cosa possiamo aspettarci, quindi, da chi non conosce Dio?

E qui veniamo al grande assente del dibattito: il nemico numero uno dell'umanità, Satana con le sue schiere.

2. I NOSTRI MOSTRI

Strano che molti di noi stiano iniziando a criminalizzare sempre di più l'essere umano e non riescano a vedere che "il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti" (Ef 6:12); strano che non riusciamo a capire chi è il vero colpevole del male, e che non ci rendiamo conto di avere delle responsabilità in merito. Sì, perché questa rabbia contro il carnefice non ci induce né a pregare per il ravvedimento dell'anima, né a combattere in preghiera contro le astuzie di Satana, le uniche cose a cui siamo stati davvero chiamati in questa storia.

Continuiamo a leggere da Giacomo: "Non lasciatevi ingannare, fratelli miei carissimi; ogni buona donazione e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre dei lumi, presso il quale non vi è mutamento né ombra di rivolgimento" (Giacomo 1:16-17).Quello stesso Dio che non è mai cambiato ci dice che ogni cosa buona che si trova nell'uomo viene da Dio, e non è merito nostro. Non ci illudiamo: non esistono buoni e cattivi, ma solo persone che hanno scelto di diventare figli di Dio e persone che rimangono nelle tenebre.

Ci domandiamo: che fine ha fatto il discernimento spirituale, quello che ci fa vedere come non tutti vedono, ma come Lui vede? Che tipo di amore abbiamo realizzato, se non andiamo oltre i sentimenti del mondo, e cioè pietà per le "vittime" e biasimo per i "carnefici"? È questo ciò che abbiamo sperimentato quando abbiamo ricevuto Cristo? Qual è la nostra missione? Chi andrà da quel "mostro" con la Parola di Dio e con il cuore a pezzi per la sua anima?

Carissimi, noi sappiamo bene che siamo tutti colpevoli della morte di Cristo; siamo la causa stessa di quel sacrificio atroce. E chi di noi, all'occorrenza, non avrebbe tradito, insultato, abbandonato o crocifisso il Giusto?

Siamo grati per aver scampato la morte eterna, ma ci fa quasi piacere che quest'uomo stia paventando l'idea di farla finita: è ciò che emerge dal dibattito social. Eppure non è questo ciò che Dio vuole. Dai un'occhiata a questa espressione di puro amore: «Provo forse piacere della morte dell'empio?», dice il Signore, l'Eterno, «e non piuttosto che egli si converta dalle sue vie e viva? (Ezechiele 18:23).

Chi siamo, noi, per sostituirci a Dio nel giudizio? Non ci hanno insegnato nulla i martiri che hanno deposto la vita per i loro aguzzini? E perché non ci decidiamo a fare ciò che dovremmo fare? Solo allora, quando il perdono avrà inondato questa generazione, potremo vederla davvero guarita.

3. IL MOSTRO SOCIALE

Il nostro mandato è chiaro: annunciare il Vangelo a chiunque, in ogni luogo, con ogni mezzo.

Ma la domanda è legittima: se siamo stati così bravi, in più di un secolo di evangelismo pentecostale, ad adempiere alla nostra chiamata, come mai la società è ridotta così? E qui vogliamo commentare altre abnormità che, però, ci sembra di capire siano passate inosservate a molti di noi.

a. Convivenze improvvisate, messe in piedi in seguito a frequentazioni "social", che ormai sono di prassi tra i giovani. I genitori non hanno più il coraggio di trattenere in casa i propri figli, né di tutelarli da chi non intende prendersi un impegno serio verso di loro. Si tende a definire "amore" il rapporto basato sull'attrazione fisica e sullo sfruttamento reciproco, e non si educano i giovani al vero amore, quello fatto di difficoltà da affrontare insieme. E il peggio è che la cosa non scandalizza più neanche noi, anzi: questo modello si sta, pericolosamente, affacciando anche al mondo cristiano.

Un elemento interessante che è emerso dai verbali dell'interrogatorio è che l'omicida intendeva, col suo folle gesto, "disfarsi" del problema. Fino a quel momento si era divertito a mantenere in piedi più situazioni amorose, ma il gioco aveva preso una brutta piega e lui non aveva intenzione di continuarlo.

Tutto questo ci parla di giovani immaturi, non pronti ad assumersi responsabilità di tipo familiare, ma a cui viene permesso di giocare con il corpo e con i sentimenti di un'altra persona senza alcun tipo di vincolo.

Dov'è la nostra influenza su questa mentalità?

b. Bambini definiti "feti" e non considerati persone. Incredibilmente, l'uomo non è stato accusato di duplice omicidio, ma di "omicidio e interruzione non richiesta di gravidanza". Questo succede quando una cultura quasi atea come la nostra non riconosce nel bambino che è nel ventre materno una persona con dei diritti a tutti gli effetti (il che è funzionale allo sgravio collettivo di coscienza in caso di aborto praticato); e chissà se questa mentalità non abbia inciso sulla leggerezza con cui l'assassino ha agito...

Quanto stiamo predicando sulla cultura della vita?

È di questi giorni la notizia che lo Utah ha deciso di vietare la Bibbia nelle scuole, perché definita "volgare e violenta". Noi non ci sorprendiamo che la Parola sia sotto attacco; ma ci chiediamo: dov'è la Parola predicata dai figli di Dio? Si stanno anch'essi scandalizzando della Parola?

Amici e fratelli, se siamo sdegnati per ciò che accade nel mondo e non riusciamo a interpretarlo attraverso la Parola, di certo non riusciremo neanche a predicarla. E allora c'è una sola cosa da fare: tornare alla Parola.

Abbiamo bisogno di guarire, per poter guarire questo mondo.

"Altri dimoravano nelle tenebre e nell'ombra di morte, prigionieri nell'afflizione e nelle catene, perché si erano ribellati alle parole di Dio e avevano disprezzato il consiglio dell'Altissimo; per cui egli abbattè il cuor loro con affanni; essi caddero, e non vi fu alcuno che li soccorse. Ma nella loro avversità gridarono all'Eterno, ed egli li salvò dalle loro angosce, li trasse fuori dalle tenebre e dall'ombra di morte e spezzò i loro legami" (Salmo 107:10-14).

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