
QUANDO UNA COPPIA SI CONSIDERA SPOSATA
E QUANDO NO?
La risposta è: dipende
- Dalle leggi del Paese in cui vivono quelle persone.
- Dalle usanze della società in cui vivono quelle persone.
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, che cosa NON è matrimonio, secondo la Bibbia?
· Non è la semplice relazione sessuale tra due persone. Paolo definisce i rapporti sessuali fuori dal matrimonio con il termine di "fornicazione", e non come atto costitutivo o premessa di un matrimonio (1Co 7:2).
· Non è la semplice convivenza tra un uomo e una donna, se non è sancita anche dall'unione intima (Genesi 2:24; Matteo 19:5; Efesini 5:31). Re Davide, fattosi anziano, dormiva con la Sunamita nello stesso letto, ma senza avere rapporti con lei: proprio per questo, i due non erano considerati sposati (1Re 1:1-4).
Allora qual è l'elemento indispensabile affinché un legame di coppia sia considerato matrimonio? La cerimonia?
No. Esistono culture in cui il matrimonio non è sancito da alcuna cerimonia. Nella Bibbia vediamo che Dio condusse Eva da Adamo, ed ella divenne sua moglie (Ge 2:22). Leggiamo che Isacco condusse Rebecca nella sua tenda, e furono considerati sposati (Ge 24:67). Nel caso di Sansone, invece, che sposò una donna filistea, i festeggiamenti andarono avanti per sette giorni, ma non è specificato se ci fosse stata o meno una cerimonia (Gc 14); anche Gesù partecipò a una festa nuziale (Gv 2), ma non viene menzionato altro. Evidentemente, la cerimonia non è l'elemento cardine del matrimonio.
In base a quanto letto, invece, sembra molto chiaro che la condizione principale del matrimonio sia l'ufficialità del patto tra l'uomo e la donna, ovvero il riconoscimento di esso da parte di tutta la comunità, che avviene secondo la cultura e le usanze condivise. Nel caso di Adamo ed Eva, è scritto che Dio stesso stabilì il loro matrimonio, perché erano, letteralmente, soli al mondo; ma Isacco prese Rebecca come moglie perché i suoi genitori si erano accordati con la loro piccola comunità che Isacco avrebbe sposato una donna presa dal parentado di Abramo ("ma andrai al mio paese e al mio parentado a prendere una moglie per mio figlio, per Isacco", Ge 24:4); i festeggiamenti nuziali, in tal senso, pur non essendo necessari, sono rappresentativi del fatto che tutta la comunità è testimone del patto matrimoniale. In altre parole, il rito esprime la presa di coscienza collettiva dell'evento.
Possiamo anche aggiungere il seguente corollario: non solo la comunità riconosce l'avvenuto matrimonio, ma si aspetta, implicitamente, che gli sposi rispettino il patto secondo quelle che sono le regole da essa stabilite. Diversamente, che sia stato prodotto o meno un qualche certificato, il patto si considera rotto.
Questo cosa vuol dire? Che in un determinato Stato sono validi tutti i tipi di matrimonio considerati tali dalle singole culture presenti in quel territorio?
No. Tra le usanze e la legge, ha precedenza la legge. Infatti, è scritto: "Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori, poiché non c'è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono istituite da Dio. Perciò, chi resiste all'autorità, resiste all'ordine di Dio; e quelli che vi resistono attireranno su di sé la condanna", Rm 13:1-2. Non solo: ricordiamo che Gesù esortò a non utilizzare la tradizione per trasgredire la Parola (Mt 15:39).
Facciamo qualche esempio. La poligamia è legale in alcuni Paesi, ma in altri no; questo vuol dire che, se il poligamo si trasferisce in un Paese che non ammette la poligamia, dovrà adeguarsi: solo la prima moglie sarà considerata legittima. Ancora: i nomadi riconoscono che è avvenuto un matrimonio quando inizia la convivenza; tuttavia, agli occhi dello Stato in cui risiedono, le coppie nomadi non sono considerate sposate se non effettuano almeno il rito civile, alla presenza delle autorità statali.
E se lo Stato è assente? In quel caso, prevalgono le usanze della comunità (che possono anche dar luogo a veri e propri codici di leggi).
Ricapitoliamo, ora, tutte le casistiche possibili.
1. Un uomo e una donna convivono, ma non hanno rapporti intimi. NON sono sposati.
2. Un uomo e una donna convivono e hanno rapporti intimi, con o senza figli, ma non sono legalmente sposati.
- Se vivono in uno Stato che regolamenta il matrimonio, NON sono sposati
- Se NON vivono in uno Stato che regolamenta il matrimonio, ma in una comunità che riconosce il loro tipo di unione, SONO sposati
- Se non sono riconosciuti né da uno Stato, né da una comunità, NON sono sposati: sono in adulterio
3. Un uomo sposa una seconda moglie legalmente in un paese che riconosce la poligamia, ma poi si trasferisce in uno in cui la poligamia è vietata. I due NON sono sposati.
Quest'ultimo caso è particolarmente controverso, perché si tratta di un matrimonio che Dio non riconosce. Infatti, agli occhi di Dio il matrimonio è valido anche se la coppia non è cristiana, ma a condizione che si tratti di un'unione monogama. Seppure molti patriarchi non si siano attenuti a questa indicazione, e Mosè sia stato costretto a regolamentare il divorzio, Gesù disapprovò questa attitudine, e specificò che "da principio non era così" (Mt 19:8).
Che cosa è, dunque, il matrimonio, secondo il progetto di Dio?
- È un patto fra un uomo e una donna, che Dio unisce in "una sola carne" (Ge 2:24), per camminare nella stessa direzione in base ai criteri da Lui stabiliti (Ef 5:24; 1Co 11:7).
- È un'assunzione pubblica di responsabilità; non solo verso il partner (Ef 5:25), ma anche verso i figli che verranno (1Tm 3:4), le rispettive famiglie, lo Stato (v. sopra) e, soprattutto, Dio (1Pt 3:7).
Quando la Chiesa viene
definita "sposa" di Cristo, infatti, è perché Cristo si è assunto delle
responsabilità ben precise verso di lei: l'ha riscattata a prezzo del proprio
sangue, le ha offerto pastura, ammaestramento, guida, conforto, riprensione,
ma, soprattutto, si è incaricato della sua santificazione.
Il matrimonio secondo Dio è, in altre parole, imitazione dell'amore incondizionato tra Cristo e la chiesa: un amore fatto di impegno, responsabilità e dedizione reciproca.