Questioni bibliche Secondo la Bibbia, i dinosauri sono esistiti?
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Il drago di Komodo, o varano
Il drago di Komodo, o varano

SECONDO LA BIBBIA, 

I DINOSAURI SONO ESISTITI?

Non è possibile esaurire in un solo articolo un dibattito che dura da più di un secolo, anche perché la nostra competenza è limitata all'argomentazione biblica; dunque, ci atterremo unicamente a ciò che emerge dal testo biblico, dopodiché cercheremo di operare delle ipotesi ricostruttive.

Innanzitutto, la parola "dinosauro" non compare nelle Scritture: si tratta di un conio del paleontologo Sir Richard Owen, vissuto tra il 1804 e il 1892.

Nelle Scritture, gli unici termini riferibili a una qualche creatura simile al dinosauro sono le parole ebraiche nachash, tanniyn, liwjah e behemot, che la traduzione greca dei Settanta rende con όφνις oppure δράκων, tradotto dalle nostre Bibbie, rispettivamente", "serpente" e "dragone".

Per farci un'idea di cosa possa trattarsi, analizziamo questi termini.

  • Ipotesi identificative: i mostri marini

1. Nachash e tanniyn possono significare entrambe "serpente", e vengono utilizzati, rispettivamente, in Esodo 4:3 e Esodo 7:9-12 per indicare il bastone di Mosé che si trasforma in serpente.

Il serpente nachash viene poi identificato, in Giobbe 26:13, con un mostro marino di nome Raab, che potrebbe essere la personificazione della furia del mare, come ci suggerisce il Salmo 88:10; in Isaia 27:1, invece, viene chiamato nachash bariyach (serpente guizzante o fuggitivo) e accomunato al liwjah, "leviatano" (v. punto 4).

2. Anche il tanniyn sembra essere null'altro che un serpente, ma in Genesi 1:21 si riferisce a grandi animali marini, motivo per il quale molti traduttori, influenzati dal mito mesopotamico e ugaritico, hanno creduto opportuno tradurre con "mostri marini" o "dragoni".

3. Behemot, tradotto dalla C.E.I. e dalla Nuova Riveduta con "ippopotamo", compare in Giobbe 40:15-24 come grande animale marino erbivoro, che nessuno può domare ("solo colui che lo fece può avvicinarsi a lui con la sua spada", v. 19); in base a quest'ultimo dettaglio, ci sembra un po' arbitrario tradurre "ippopotamo".

4. Liwjah, che traduciamo con "leviatano", nel Salmo 104:26 pure è un grande animale del mare, ma, come nel caso del nachash Raab, può essere metaforico, e si riferisce anche a nazioni o re potenti: Egitto (Sal 74:14; Ez 29:3-5), Assiria e Babilonia (Is 27:1). In Giobbe 3:8, il Leviatano è una sorta di demone invocato dai malvagi, come Raab. Tuttavia, si osservi Giobbe 41:

1 Puoi tu tirar fuori il Leviathan con l'amo, o tener ferma la sua lingua con una corda? 2 Puoi tu mettergli un giunco nelle narici o forargli la mascella con un uncino? (…) 8 Mettigli le mani addosso; ti ricorderai del combattimento e non ci riproverai. 9 Ecco, la speranza di chi l'assale è ingannevole; al solo vederlo uno è atterrito. 10 Nessuno è tanto audace da osare di provocarlo (…). 12 Non passerò sotto silenzio le sue membra, la sua grande forza e la bellezza della sua armatura. 13 Chi può spogliarlo della sua corazza, e chi può avvicinarlo con una doppia briglia? 14 Chi può aprire le porte della sua bocca, circondata com'è dal terrore dei suoi denti? 15 Superbe sono le file dei suoi scudi, strettamente saldati come da un sigillo. 16 L'uno è così vicino all'altro che tra loro non passa neppure l'aria (…). 18 I suoi starnuti danno guizzi di luce e i suoi occhi sono come le palpebre dell'aurora. 19 Dalla sua bocca escono vampate, sprizzano scintille di fuoco. 20 Dalle sue narici esce fumo, come da una pentola bollente o da un calderone. 21 Il suo alito incendia carboni e dalla sua bocca escono fiamme. 22 La forza risiede nel suo collo e davanti a lui danza il terrore. 23 Le parti flosce della sua carne sono ben compatte, sono ben salde su di lui e non si muovono. 24 Il suo cuore è duro come una pietra, duro come la parte inferiore della macina. 25 Quando si rizza, i forti hanno paura, e per il terrore restano smarriti. 26 La spada che lo raggiunge non gli fa nulla, e neppure la lancia, la freccia e il giavellotto (…). 30 Al di sotto ha punte acuminate e lascia come tracce d'erpice sul fango. 31 Fa bollire l'abisso come una caldaia e fa del mare come un vaso di unguento. 32 Si lascia dietro una scia di luce e l'abisso sembra coperto di canizie. 33 Sulla terra non c'è nulla simile a lui, che è stato fatto senza paura alcuna. 34 Guarda in faccia tutti gli esseri alteri; egli è il re su tutte le fiere più superbe.

Di chi sta parlando Dio? Si tratta di una bestia indomita, la più feroce in assoluto, un animale che sembrerebbe proprio un rettile e che, come è scritto ai vv. 18-21, sarebbe in grado di emettere fuoco dalla bocca e fumo dalle narici, generando grande terrore: in altre parole, un drago 1.

Al v. 33 è scritto che non c'è, sulla terra, alcun animale simile a lui: dunque, Dio parla di una bestia che, all'epoca di Giobbe (2000 a.C. circa), è realmente esistente, e non di un simbolo o di un demone.

Ricapitolando, nella Bibbia non esiste il termine "dinosauri", ma compaiono creature compatibili con essi, come grossi serpenti, animali marini e, addirittura, draghi di proporzioni terrificanti.

I numerosi fossili ritrovati in varie parti del pianeta, quindi, confermerebbero ciò che è scritto nella Bibbia -al di là della questione della datazione. Il problema, a questo punto, è capire il motivo per cui questi animali si sarebbero estinti.

  • Ipotesi ricostruttive: possibili cause dell'estinzione

Esistono, infatti, svariate famiglie di sauri sulla terra, ma non abbiamo nulla che possa essere paragonato a un tirannosauro. In Indonesia vive il drago di Komodo o varano, che è in grado di stare in posizione eretta e può raggiungere i tre metri di lunghezza; ricorda la bestia di Giobbe 41, ma non sputa fuoco e non può essere considerato invincibile dall'uomo.

E allora, che cosa può aver causato la fine di questi "mostri"?

Prenderemo in considerazione solo le ipotesi che ruotano intorno al diluvio universale, e non quelle che attengono ad altri ambiti (come catastrofi climatiche o caduta di meteoriti).

a. Il diluvio universale. Diversi scienziati, anche non cristiani, sono disponibili all'idea che il diluvio possa aver spazzato via diverse specie animali, tra cui questi "mostri". Tuttavia, non riteniamo plausibile questa ipotesi, per almeno due motivi.

Innanzitutto, in Genesi 7:14 è scritto che Dio intendeva salvare "tutti" gli animali (πάντα τὰ θηρία), senza alcuna eccezione. Quindi, anche draghi e dinosauri devono essere entrati nell'arca.

In secondo luogo, in Giobbe 41 Dio esorta Giobbe a considerare la possanza di behemoth e del leviatano, il che vuol dire che all'epoca di Giobbe, cioè dopo il diluvio, questi animali esistevano in Mesopotamia. Dunque, essi scamparono al diluvio.

b. Il periodo post diluviano. Si osservi il passo in cui Dio ordina a Noè di far entrare gli animali nell'arca:

Genesi 7:1 Allora l'Eterno disse a Noè: «Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto davanti a me, in questa generazione. 2 Di ogni specie di animali puri prendine sette coppie, maschio e femmina; e degli animali impuri una coppia, maschio e femmina; 3 anche degli uccelli del cielo prendine sette coppie, maschio e femmina, per conservarne in vita il seme sulla faccia di tutta la terra (…) 8 Degli animali puri e degli animali impuri, degli uccelli e di tutto quello che striscia sulla terra, 9 vennero a due a due da Noè, nell'arca, maschio e femmina, come DIO aveva comandato a Noè».

All'epoca di Noè, Dio non aveva dato ancora la Legge, ma evidentemente il patriarca sapeva quali fossero gli animali puri e impuri (tra l'altro, il Genesi è stato scritto da Mosè, che per certo lo sapeva).

Al v. 9, è scritto che furono gli animali a venire da Noè, e non lui a cercarli. Non abbiamo particolari difficoltà a pensare che sull'arca possano essere saliti anche i cosiddetti "dinosauri" e i draghi: se fu Dio a indirizzarli, Egli poteva anche scegliere esemplari giovani e non aggressivi.

Se, però, di ogni specie di animali "impuri" (v. Levitico 11) bisognava salvarne un'unica coppia, possiamo immaginare che quell'unica coppia di tirannosauri fosse più a rischio rispetto ad altre specie; in realtà, bastava che morisse un elemento della coppia per danneggiarne la moltiplicazione. Mentre, infatti, le specie più piccole potevano nascondersi, non così gli esemplari di dimensioni maggiori; e, se questi erano anche aggressivi, sicuramente possono essere incorsi nella caccia da parte dell'uomo.

Dunque, ci sembra verosimile che la scarsità di esemplari di animali "impuri" selezionati da Noè possa aver pregiudicato la loro diffusione sulla terra, o, addirittura, provocato l'estinzione di alcune specie nel tempo; inoltre, l'aggressività di pochi esemplari può aver indotto l'essere umano a cacciarli e sterminarli con relativa facilità, essendo, appunto, tali animali in numero ridotto rispetto al periodo pre diluviano.

Una conferma di tale ipotesi, a nostro avviso, può essere rintracciata nella mitologia di diversi paesi, da quella norrena a quella mesopotamica e ugaritica. In questo tipo di letteratura è talmente persistente il tema della battaglia tra gli eroi e i draghi, da far pensare che qualcosa deve essere accaduto davvero; infatti, il mito non è altro che il racconto fantastico di ciò che si è verificato realmente.

Quanto all'epoca della comparsa di questi rettili sulla terra, non crediamo possibile una datazione troppo antica (attualmente, si parla della loro scomparsa circa 65.000.000 di anni prima di Cristo), poiché il racconto della creazione presente in Genesi ci induce a pensare a una terra molto più giovane rispetto alle teorie evoluzioniste; e poi, come abbiamo visto, il libro di Giobbe ci dice che intorno al 2000 a.C. questi "mostri" erano conosciuti all'umanità.

Per quanto non abbiamo tutte le risposte, sappiamo che la Bibbia ci mette sulla buona strada. Dio ci benedica!

Esiste la possibilità che un animale possa produrre emissioni di fuoco. Si veda il caso del coleottero bombardiere, trattato da Aneshansley, DJ, et al. "Biochimica a 100° C: scarico secretorio esplosivo di coleotteri bombardieri (Brachinus)." Rivista scientifica, vol. 165, n. 3888, 1969, pp. 61-63.

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